È sempre triste ricordare la scomparsa di un amico, ma lo è ancor di più se al dolore della perdita si accompagna un senso di rabbia, quasi come se fosse stata commessa una profonda ingiustizia.
Era troppo giovane Massimo per abbandonarci così.
Da poco aveva provato la gioia della paternità e chiunque  ha vissuto quell’esperienza sa quanto questi momenti siano ricchi ed intensi, fatti di tante felicità quotidiane, di orgoglio nel percepire ogni piccolo progresso del nuovo nato, di progetti per il futuro.
Tutti noi della grande famiglia scacchistica genovese e ligure lo abbiamo incontrato, seduto dall’altra parte del tavolo di gioco, e ne abbiamo apprezzato le capacità, lo spirito agonistico e la lealtà; chi poi  ha avuto la fortuna di approfondirne la conoscenza ha scoperto, dietro quell’apparente timidezza tipica delle persone sensibili, un amico sincero, alla mano e sempre pronto alla battuta anche autoironica.
Era stato colpito il 17 marzo da una grave emorragia cerebrale e per oltre quaranta giorni ha lottato con la stessa  tenacia con cui difendeva sulle 64 caselle posizioni anche disperate, riuscendo spesso a ribaltarle a proprio favore, ma qui ha incontrato un avversario implacabile, che lo ha costretto a fermare l’orologio per l’ultima volta.
Impotenti di fronte a questa tragedia, non ci resta che stringerci alla moglie Valentina, al piccolo Daniele, al fratello Cristian, anch’egli compagno di tante battaglie sulla scacchiera, e a tutti i suoi familiari.
Ciao Max, confidiamo che anche lassù tu possa continuare quel gioco che tanto ti appassionava. Sit terra tibi levis.